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martedì 17 luglio 2012

Un murales sulla "Bellezza dei diritti"


Riappropiarsi della bellezza  con l'arte, i colori e la fantasia. E' questo il significato che il presidio Libera di Scilla "Lea Garofalo" vuole dare al murales che sarà realizzato  nell'ambito della manifestazione "Degustando la Legalità", il prossimo 27 luglio, in piazza San Rocco: uno dei luoghi più incantevoli della Calabria, con un affaccio unico sullo Stretto, attualmente "imbruttito" da un'opera rimasta incompiuta. Restituire la bellezza a ciò che è stato deturpato dall'uomo ha anche un significato più ampio, che è quello che Libera vuole trasmettere: la bellezza di tante esperienze positive che animano il nostro territorio calabrese danno dignità e valore ad una terra spesso calpestata dai soprusi, dalla prepotenza della criminilità organizzata, dall'offuscamento dei diritti. Alcune di queste esperienze prenderanno parte alla manifestazione, condividendo un momento di festa e di gioia. Il presidio invita gli artisti a contribuire con il loro estro alla realizzazione del murales, che intende rappresentare "La bellezza dei diritti". L'appuntamento sarà alle ore 18 in piazza San Rocco. Il presidio fornirà agli artisti solo il materiale essenziale per la realizzazione dell'opera.

martedì 10 luglio 2012

Un incontro a sorpresa con don Luigi Ciotti



Un incontro inaspettato per i presidi di Scilla e Bagnara, che hanno condiviso insieme agli amici del coordinamento reggino di Libera la ricchezza di un momento di confronto con don Luigi Ciotti. Al presidio di Scilla, intitolato a Lea Garofalo, non poteva sfuggire la presenza di don Luigi in casa, per la partecipazione ad un lieto evento. Ha colto al volo, così,  l’occasione per far conoscere la propria esperienza nel territorio, insieme ad alcune storie, come quella della famiglia Alfonzetti, che ha raccontato come la distruzione della passerella del pescespada abbia sconvolto la loro vita.  A questo speciale incontro non poteva mancare una rappresentanza del presidio della vicina Bagnara, che ha condiviso il suo percorso di coinvolgimento di cittadini e associazioni per la costituzione ufficiale del presidio. 
Un momento di confronto breve e intenso in una fantastica giornata di giugno nella location unica di Chianalea.  Don Luigi è rimasto piacevolmente colpito da come la realtà di Libera sia in espansione, con la costituzione di presidi anche nelle realtà più piccole, segno del bisogno di riaffermazione di principi di legalità e giustizia sociale e della volontà di tante persone di impegnarsi in questa direzione.



domenica 6 maggio 2012

Videosorveglianza utile? La cronaca lo dimostra



Il recente episodio di cronaca accaduto a Scilla, culminato con un arresto, dimostra l'utilità di un sistema di videosorveglianza. Grazie alle riprese che hanno immortalato azioni di danneggiamento nei confronti di un'attività commerciale locale, infatti, è stato possibile individuare il responsabile di tali atti crimininosi, che certamente hanno determinato una svolta all'attività investigativa compiuta dai carabinieri.
Pensiamo a quanto possa essere utile avere più telecamere nei punti strategici della cittadina. Una proposta che Libera Scilla ha più volte portato all'attenzione del sindaco e del consiglio comunale, nonchè di tutte le autorità predisposte alla pubblica sicurezza. Escludiamo, naturalmente, che questo intervento possa mettere la parola fine ai tanti atti intimidatori che colpiscono i nostri concittadini, ma riteniamo che possa essere un valido aiuto all'attività investigativa delle forze dell'ordine, in quanto la quasi totalità degli atti rimane impunita. Nell'ultimo incontro avuto con il primo cittadino, abbiamo rinnovato la nostra proposta, ricordando che il sindaco stesso in campagna elettorale, precisamente nel corso dell'intervista doppia tra i due candidati da noi realizzata, si era impegnato in questa direzione.
Esiste un progetto di videosorveglianza, finanziato dal ministero degli interni, che sta seguendo il suo iter. I tempi di attuazione del progetto non li conosciamo, ma sicuramente sarà nostra premura sollecitare l'amministrazione a portare a termine l'impegno preso nei confronti della cittadinanza.

sabato 31 marzo 2012

Il presidio Libera Scilla è intitolato a Lea Garofalo

Nasce ufficialmente il presidio Libera Scilla, intitolato a Lea Garofalo. Già presente nel territorio da due anni, da quando l'intensificarsi di episodi di criminalità ha fatto nascere l'esigenza di sensibilizzare la cittadinanza alla solidarietà e alla legalità, il gruppo ha deciso di fare l'ulteriore passo di costituirsi formalmente in presidio, riconoscendosi totalmente nei valori perseguiti dall'associazione fondata e presieduta da don Luigi Ciotti. E lo fa scegliendo di intitolare il presidio a Lea Garofalo, proprio nei giorni in cui nel Tribunale di Milano si decidono le sorti dei sei imputati accusati dell'omicidio di Lea,   collaboratrice di giustizia calabrese, sequestrata, torturata e sciolta in 50 chili di acido nel novembre del 2009. La sentenza con cui i giudici hanno condannato al massimo delle pena gli assassini è ”una pagina di giustizia e verita”’, così come è stata definita da Denise, la figlia ventenne di Lea, che vive oggi sotto protezione. La scelta di intitolare il presidio a "Lea Garofalo" è stata condivisa da tutti i soci, in quanto rappresenta il simbolo di chi ha saputo rompere il muro di omertà e scegliere la strada della giustizia.
Il  percorso di Libera Scilla ha visto fin dall'inizio la stretta vicinanza e l'incoraggiamento del coordinamento reggino di Libera, nella persona del suo referente Mimmo Nasone, di Tiberio Bentivoglio e di tutta la squadra, che non  è mancata per l'importante momento della costituzione ufficiale. Presente anche il gruppo Libera Bagnara, anche esso in fase di costituzione in presidio. Dalla direzione nazionale di Libera è giunto Davide Mattiello, che ha sollecitato i soci a continuare nell'attività svolta, affinchè arrivi il messaggio <<che la mafia è sconveniente e la legalità conveniente>>. La rete creata da Libera nel territorio nazionale, infatti, è volta a sostenere tutti coloro che decidono di stare dalla parte della giustizia, che spesso pagano il prezzo dell'emarginazione. Tra gli impegni presi dai soci, indicati nel “patto di presidio”, siglato da tutti i presenti,  c'è infatti il sostegno alle vittime delle mafie, insieme alla partecipazione attiva alle iniziative  promosse dal coordinamento reggino, sensibilizzazione alla cultura della legalità, collaborazione con associazioni ed istituzioni per l'affermazione dei valori perseguiti da Libera. Nel corso dell'incontro, i soci fondatori hanno , inoltre, fatto una verifica dell'attività svolta, insieme ai rappresentanti sia delle associazioni che hanno aderito e sia di quelle che stanno facendo un percorso di avvicinamento. Hanno riportato, infine la loro esperienza con Libera gli studenti dell'istituto Minasi,   impegnati attualmente nella partecipazione al concorso nazionale Regoliamoci. Per questo primo anno, è stata indicata  come referente Giusy Nuri ma, all'interno del presidio, ogni socio sarà responsabile di uno specifico settore di attività.

domenica 18 marzo 2012

INSIEME IN LOTTA PER L’OSPEDALE “SCILLESI D’AMERICA”

 

L’intervento del Presidio di Libera -Scilla alla manifestazione delle associazioni di Scilla in favore dell’ospedale “Scillesi d’America

LE CONTRADDIZIONI TECNICO-LEGALI DEI PROVVEDIMENTI DI RICONVERSIONE

I dubbi e la delusione per le promesse non SAM_6575mantenute, che avete ascoltato nelle parole di chi mi ha preceduto, non sono solo dettate dall'emotività legata alla genesi senz'altro atipica dell'Ospedale di Scilla.

Dubbi e delusione derivano in buona parte dalla lettura degli atti ufficiali che hanno portato, di fatto, allo svuotamento dello “Scillesi d'America”. Cercherò in breve di ripercorrerli, per capire perché siamo arrivati a questo punto.

 

I CONTI INESISTENTI

Obiettivo del Piano Sanitario è la riorganizzazione della rete ospedaliera in maniera tale da riportare in pareggio i conti, vale a dire quei bilanci delle Aziende ospedaliere calabresi che, in molti casi, si sono rivelati essere inesistenti!

Fino a oggi, non è stato ancora possibile ricostruire i bilanci delle nostre ASP perché mancano i documenti che comprovino le spese (in molti casi abnormi e sproporzionate) affrontate in questi anni!

A certificarlo sono gli atti della  Commissione parlamentare sugli errori e disavanzi sanitari, peraltro confermati dalla stessa ASP di Reggio Calabria -per quanto riguarda la nostra provincia.

E' una cosa vergognosa! E' come se un buon padre di famiglia non avesse controllato un estratto conto per verificare la disponibilità o meno delle risorse necessarie a sostenere quelle spese; è come se una buona madre di famiglia non avesse controllato lo scontrino dopo aver fatto la spesa al supermercato.

Chi di voi persone di buonsenso, non lo fa? Bene, coloro che hanno gestito le Aziende ospedaliere e coloro che avevano la responsabilità politica per controllarli, almeno nell'ultimo decennio non l'hanno fatto!

I NUMERI

Ironia della sorte, il dimensionamento della nuova rete ospedaliera parte da un numero.

Chi dei numeri si è fatto beffa, oggi si fa beffa dei cittadini nascondendosi dietro un numero: i posti-letto/1000 abitanti.

Nella prima stesura del Piano, erano 4/1000; nella versione successiva sono stati ridotti a 3,2/1000. Un taglio del 20% giustificato dal fatto che già il 15% dei calabresi va a curarsi fuori Regione. E' un dato consolidato negli ultimi anni e prendiamo atto amaramente che non si ha nessuna intenzione di farlo diminuire. Non si vuole che i calabresi si curino in Calabria. Siamo condannati a emigrare anche per guarire!

Il parametro -stabilito, è vero, dalla legge nazionale- è poco più di un coefficiente di scala, non tiene conto di come questi 1000 abitanti sono distribuiti sul territorio.

Se andiamo a verificare le previsioni secondo la densità di popolazione (cioè quante persone ci stanno su un km quadrato di territorio), per la provincia di Reggio Calabria l'offerta di posti-letto era inferiore del 31% secondo la prima stesura del Piano, ed è diventata perciò di poco più del 37% a seguito dell'ulteriore taglio nella seconda stesura. Per come è distribuita la popolazione nella nostra provincia, su 100 posti-letto necessari ne mancano 37.

LA PROPRIETA' -UN NODO DA SCIOGLIERE

In questo quadro si inserisce il destino dell'Ospedale di Scilla. Destino che è legato in primo luogo a un aspetto finora non affrontato: la sua proprietà.

La prima costruzione fu realizzata su un suolo che il Comune di Scilla donò al “Comitato pro-erigendo Ospedale” nel 1952. Tale parte di suolo e la struttura che vi è stata edificata sopra risultano ancora oggi di proprietà del suddetto Comitato.

L'area sulla quale sorge il nosocomio -successivamente ampliato- e quella di sua pertinenza, è stata quindi individuata negli strumenti urbanistici, dal 1979 fino a ora, come area destinata ad attrezzature ed impianti di interesse generale, ma l'esproprio, pur se previsto sulla carta, ancora oggi non risulta concretizzato, per via di un contenzioso legale tra il Comune e alcuni dei proprietari dei terreni espropriati.

Nel 1992, lo Stato ha riordinato la disciplina in materia sanitaria e la Regione, proceduto al censimento di tutto il patrimonio immobiliare delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere, nel 2005 decretò il trasferimento all'ex ASL 11 di Reggio del fabbricato sede dello “Scillesi d'America”, dando per scontato che lo stesso facesse parte del patrimonio del Comune di Scilla.

Tra i beni acquisiti dall'ASL, vi erano anche: un terreno ubicato a trecento metri di distanza in linea d'aria rispetto all'ospedale e anche un tratto dell'attuale via Tripi!

Lo scorso 9 maggio finalmente, il Commissario Straordinario dell'Azienda reggina si accorge che nelle carte c'è qualcosa che non quadra (vivaddio!) e invia una nota al dipartimento regionale, chiedendo la revoca del decreto di rettifica poiché «la procedura espropriativa avviata per l'acquisizione delle aree interessate alle opere non si è mai conclusa formalmente con l'emissione dell'atto definitivo d'esproprio» e dichiarando che «solo per mero errore materiale si è data comunicazione della titolarità dei suoli citati rispetto ai quali, ad oggi, alcuna proprietà può essere trasferita all'Asp di Reggio Calabria».

Il decreto di revoca dei precedenti atti che avevano disposto l'acquisizione dello “Scillesi d'America” all'ASP reggina è stato pubblicato lo scorso 16 Settembre -cioé il giorno prima della visita a Scilla del Governatore Scopelliti.

Eppure, di questo la Regione sembra essersene dimenticata.

Infatti, nel Decreto con il quale Scilla viene individuato come sito per la realizzazione delle Case della Salute presso il C.A.P.T. che dovrebbe essere istituito entro la fine del mese, la Regione presuppone di essere proprietaria dello “Scillesi d'America”, smentendo perciò se stessa!

S'impone dunque una soluzione della “questione proprietà” che è di primaria importanza, in quanto la sua mancata precisa definizione potrebbe comportare l'illegittimità di tutti i provvedimenti attuativi previsti dal piano sanitario che riguardano l’ospedale di Scilla.

IL DESTINO DELL'OSPEDALE DI SCILLA

Dal Piano Sanitario Regionale del 2004 fino a oggi, per lo “Scillesi d'America” sono stati previsti sei cambi di denominazione -seppur con funzioni a volte similari- in sette anni. Insomma, quello che i nostri concittadini che negli anni '50 iniziarono a costruire lo “Scillesi d'America” avrebbero definito un continuo “spugghiari 'a cresia e vistiri 'a sacristia

Ma questo “spugghiari e vistiri” è indice di una sola cosa: la sostanziale incapacità a decidere, una volta per tutte, del destino del nostro ospedale.

Non un'incapacità materiale o intellettuale ma bensì dettata, in primo luogo, dalla mal celata consapevolezza degli organi decisionali che il Piano potrà pure rispettare i parametri di Legge, ma di fatto, lascia scoperta di servizi essenziali un'intera fascia di territorio con più di 50.000 abitanti.

Vi è perciò l'indifferibile necessità di trovare una soluzione a questo deficit di offerta sanitaria. Quale?

In una recente sentenza del TAR di Reggio Calabria (n. 24/2012 del 11.01.2012), con la quale è stata annullata la soppressione di cinque postazioni di guardia medica nella Piana di Gioia Tauro, i giudici scrivono: <<La razionalizzazione del servizio di continuità assistenziale non può, evidentemente, passare solo attraverso un calcolo numerico ...ma... attraverso un’attenta valutazione, da parte della Regione, oltre che delle ragioni di spesa pubblica, delle caratteristiche orogeografiche, abitative e organizzative del territorio.>>

Se questo principio è stato riconosciuto valido per le guardie mediche, la logica vorrebbe che esso valga, a maggior ragione, per le strutture ospedaliere. E alcuni atti posti in essere dal governatore Scopelliti vanno -sia pur indirettamente- in questa direzione.

Mi riferisco in particolare al Decreto (n. 105/2011) che ha permesso di mantenere il Presidio Ospedaliero "Santa Barbara" di Rogliano nell'Azienda Ospedaliera di Cosenza, compresi il numero dei posti letto normalizzati (51) e il personale in esso operante.

Il provvedimento, secondo quanto dichiarato dal governatore Scopelliti agli organi di stampa, è <<l’unico atto esistente in tema di accorpamenti di strutture ospedaliere >> e che perciò è da escludere l'esistenza di <<una chiara volontà rivolta a penalizzare la sanità cosentina a vantaggio di altre realtà come quella di Reggio Calabria>> .

E' chiaro che Scopelliti ha fatto una scelta politica e la giustificazione di questa scelta è stata quella di aver voluto evitare di essere accusato di campanilismo dai cosentini.

Vorrei dire al governatore che nel campo della sanità non possono e non devono esistere campanili: la vita di un malato di Rogliano vale tanto quanto quella di un malato di Scilla!

Perché ho voluto richiamare la situazione di Rogliano? Per due motivi: perché, molto simile per ampiezza di territorio e distribuzione di popolazione, come Scilla era stato originariamente riclassificato come 'ospedale territoriale'; perché la Commissione parlamentare sugli errori e disavanzi sanitari, nelle sue conclusioni scrive: «La commissione ha sempre espresso l'orientamento unanime a considerare prioritaria, nell'invarianza dei costi, l'attenzione per la tutela del diritto alla salute dei cittadini, e quindi a finalizzare gli interventi del Piano di rientro, oltre che al doveroso recupero del disavanzo e al contenimento delle spese, anche al migliore utilizzo possibile delle strutture sanitarie esistenti. In questo senso la Commissione prende atto che è stato richiesto di valutare l'effettiva esigenza della chiusura di ospedali quali quelli di Scilla e Rogliano, ...Tale scelta è di esclusiva competenza della Regione Calabria».

Davanti a un organismo terzo, di livello nazionale, che in qualche modo accomuna i destini di realtà simili per caratteristiche territoriali che la stessa giurisprudenza indica come elementi di cui si debba tener conto, oggi Scilla si ritrova con una struttura esistente azzerata nei posti-letto e nelle sue funzioni ospedaliere e declassata a Centro di Assistenza Primaria Territoriale!

Proprio ieri, a Genova, si è svolta la 17/a Giornata della Memoria delle vittime delle mafie e dell'Impegno promossa da Libera.

Lungi da me l'essere catastrofista  o il voler fare “terrorismo psicologico”, ma negare l'evidente necessità di continuare a garantire all'Ospedale di Scilla la sua funzione ospedaliera, (sulla falsariga di quanto già fatto per Rogliano), significa correre il rischio concreto di dover contare altre vittime, non della mala ma della malasanità calabrese.

Saremo “costretti” a ricordarli con un'altra giornata della memoria?

Lo scorso settembre, Scopelliti disse «L’ospedale di Scilla diventerà un presidio strategico, sia per i residenti che per i turisti, non appena realizzeremo 16 postazioni specialistiche»

No, governatore. L'Ospedale di Scilla  non deve diventarlo, è stato da sempre strategico per il buon funzionamento della sanità reggina e l'ha dimostrato negli anni. Aspettando che le sue promesse diventino realtà, oggi non lo è più.

Un detto scillese dice che, in ogni cosa, “'na generazioni faci, una manteni, 'n'atra sfaci”. I nostri nonni hanno pensato e fatto l'ospedale, i nostri padri -bene o male- l'hanno mantenuto, la nostra generazione corre il serio rischio di essere ricordata come quella che l'ospedale lo ha disfatto!

Da questa giornata vogliamo che nasca l'impegno concreto, affinché sia scongiurato questo pericolo.

Chi è chiamato a valutare l'effettiva esigenza della sua chiusura, sappia che non è per una questione di campanile, ci sono ancora tutte le possibilità tecnico-giuridiche perché ciò non accada.

E sappia che per noi scillesi e per i cittadini del comprensorio che gravita attorno allo “Scillesi d'America” vi è una sola esigenza: che l'ospedale di Scilla resti ospedale!

lunedì 12 marzo 2012

CONTRIBUISCI ALLA TUA SICUREZZA

 
SISTEMI DI SICUREZZA: UN'OPPORTUNITA' PER GLI OPERATORI COMMERCIALI
Dopo gli ennesimi episodi intimidatori registrati a Scilla a danno di operatori commerciali e semplici cittadini, il problema sicurezza si ripropone in tutta la sua evidenza.
Come migliorare? Uno dei modi più utilizzati e che si è dimostrato essere più efficace (sia come strumento di dissuasione che come strumento utilizzato “a posteriori” per scoprire i responsabili di atti criminosi) è quello della videosorveglianza.
E' per questo che il Presidio scillese di Libera ha insistito perché da parte del Comune venisse predisposto un progetto per la videosorveglianza delle strade cittadine, progetto che al momento, sembra avere buone possibilità di essere portato a termine.
Ma non possiamo restare in attesa con le mani in mano. Se l'istituzione ha già avviato un progetto e quindi sta cercando di fare la sua parte, anche i cittadini sono chiamati a fare la propria.
Il progetto presentato dal Comune potrebbe essere ottimamente integrato dai singoli cittadini, specificatamente dalle imprese o microimprese commerciali di Scilla.
A dar loro questa ottima opportunità è la Camera di Commercio di Reggio Calabria che anche per quest'anno ha istituito un “Fondo per la sicurezza” del valore complessivo di € 200.000 al fine di supportare gli investimenti in sistemi di sicurezza in video innovativi.
Il Fondo istituito è destinato a imprese, loro cooperative e consorzi, che rientrino nella definizione di micro, piccola e media impresa data dalla normativa europea, che hanno sede e/o unità operativa nella provincia di Reggio Calabria.
Nelle spese ammissibili al contributo rientrano quelle per l’acquisto e l’installazione di sistemi di sicurezza in video, a colori e con memoria degli eventi, collegati alle Forze dell’Ordine e/o istituti di Vigilanza (sono escluse le spese per interventi edili, manutenzione degli impianti elettrici e la gestione dei collegamenti con le Forze dell’Ordine e/o Istituti di Vigilanza).
Le spese, ai fini dell’ammissibilità, devono essere acquisite presso fornitori terzi, senza che l’impresa che richiede il contributo si trovi in posizione tale da esercitare il controllo sui fornitori o viceversa.

Il contributo verrà liquidato nei limiti del Fondo stanziato (la Camera di Commercio si riserva di anticipare la chiusura del bando in caso di esaurimento dei fondi) ed è pari al 70% delle spese ammissibili (al netto dell’IVA) fino ad un massimo di € 3.200,00.
Le domande, i cui moduli sono disponibili sul sito internet www.rc.camcom.it/serviziperlosviluppodelleimprese/bandieconcorsi, complete della documentazione richiesta, potranno essere inviate, nel periodo compreso tra il 16 gennaio ed il 13 aprile 2012, esclusivamente tramite Posta Elettronica Certificata (PEC), in formato pdf, al seguente indirizzo:
cameradicommercio@rc.legalmail.camcom.it, indicando nell’oggetto il titolo del bando.

Domanda e allegati dovranno essere inviati solo con una delle seguenti modalità:
a) invio tramite PEC dell’originale informatico firmato digitalmente dal titolare/legale
rappresentante;
b) invio tramite PEC della copia scansionata della domanda cartacea originale firmata
calligraficamente dal titolare/legale rappresentante, unitamente alla copia di un documento di
riconoscimento in corso di validità.

E' possibile consultare il bando cliccando QUI
Il presidio di Scilla di Libera intende pertanto sensibilizzare
TUTTI GLI OPERATORI COMMERCIALI DI SCILLA
-alcuni dei quali hanno già presentato la domanda e i pochi documenti richiesti- affinché non sprechino questa opportunità per contribuire attivamente a migliorare la propria sicurezza e quella dell'intera collettività.
 
IL PRESIDIO
LIBERA -SCILLA

giovedì 8 marzo 2012

L’8 MARZO DI ANNA MARIA SCARFO’, UNA GRANDE DONNA DI CALABRIA

In occasione della ricorrenza dell’8 marzo, pubblichiamo la lettera di Anna Maria Scarfò, una grande donna di Calabria.

8 MARZO 2012: “Vi dico questo perché vi voglio ricordare che la forza delle donne esiste. Credete in voi, non abbiate mai paura di sfidare l’omertà, perché avrete sempre qualcuno che vi aiuterà.”

Anna Maria Scarfò

Eccomi di nuovo qua. Sono Anna Maria Scarfò, la donna che continua a sopravvivere nonostante i suoi ostacoli. Oggi ho deciso di scrivervi nel giorno della festa della donna. Avrei tanto voluto essere lì con voi, ma vivo in una posizione delicata.

Oggi ci sono delle donne che festeggiano la festa della donna; invece c’è chi non la vive: non perché non vogliono viverla, ma perché ancora oggi ci sono donne che hanno dentro di sé qualcosa che le distrugge: DONNA è una parola forte e bella, ma che troppe volte ci fa soffrire e fa paura, fa male perché ancora oggi c’è chi non l’apprezza, ma la usa, la distrugge, non la fa sentire importante.

Donne che diventano succubi degli uomini… io che come tutte le donne da piccola sognavo di diventare grande e avere una vita bellissima… sognavo il principe azzurro e credevo nell’amore e nei sogni. Sogni distrutti da chi? da un uomo che alla tenera età di 13 anni mi ha ingannata con le sue parole, perché a 13 anni non si può pensare alla cattiveria degli uomini, ma si pensa a vivere la propria adolescenza e i primi amori come tutte le ragazzine. Invece no. Da quell’11 marzo del ’99 sono cambiate tante cose. Perché io mi sono fidata di quell’uomo che sembrava il mio principe azzurro e invece si è trasformato in un orco. Ha cambiato la mia vita: sono diventata il suo giocattolo da maneggiare quando voleva.

Il 4 aprile del ’99 è iniziato il mio incubo: sono stata violentata, usata e distrutta. Mi è stato rubato tutto. Dopo tre lunghi anni di sofferenze ho fatto una scelta che mi è costata tanto: avevo 15 anni quando ho detto BASTA. E se ho avuto la forza di farlo, è stato per un’altra donna, mia sorella, che era più piccola di me, e per niente al mondo avrei permesso al branco di rubarle i suoi sogni e la sua adolescenza come è stato fatto a me. E vi posso assicurare che dal giorno in cui ho deciso di ribellarmi e di dire basta, sono stata condannata dal mio stesso paese, perché in Calabria non si sfida l’omertà, e se decidi di farlo succede quello che è successo a me.

Però oggi posso dire di non essere più sola, perché tante donne si stanno occupando di me e intorno a me ci sono tante associazioni che hanno creduto in me.

Io sono diventata la MALANOVA del mio paese, la cattiva notizia. E come tutte le cattive notizie, dovevo pagare. Ma io ho pagato e sto continuando a pagare tutt’oggi; ma una cosa è certa: io non mi sono mai arresa, ho sempre creduto in me e nella mia volontà di andare avanti. Ho creduto nella forza delle donne e soprattutto nella donna che sono diventata, ancora troppo bambina.

Ma io ce l’ho fatta. Oggi ho 25 anni e sono libera di raccontare ad altre donne la mia storia, che non è stata facile. Ma me la sono ripresa, dopo tanti anni, ho ritrovato quello che ormai avevo perso da troppo tempo: ho ritrovato il mio corpo, e vi assicuro che non è stato facile accettarlo. Perché non riuscivo ad accettarmi, lo sentivo ancora rubato e “sbruttato” e cambiato. Ma ho lottato con tutta la mia forza per non farmi prendere dalle paure e dalle vergogne, e ho capito che io come donna ce l’ho fatta.

Oggi ho deciso di scrivervi queste parole perché credo che noi donne tutte insieme possiamo farcela, e non dobbiamo mai farci prendere dalla paura o dalla vergogna di raccontare una violenza subita, perché se entriamo a far parte del mondo in cui dobbiamo stare in silenzio per paura o per omertà, ci portiamo dentro un male che vi assicuro che distrugge giorno dopo giorno, se ci va bene. Perché ogni giorno si sente parlare di donne uccise dall’ex, donne violentate e ammazzate…

Quindi io mi ritengo fortunata per essere viva e libera, così posso continuare la mia lotta per me e per tutte le donne che non hanno avuto il coraggio di denunciare.

Vi dico questo perché vi voglio ricordare che la forza delle donne esiste. Credete in voi, non abbiate mai paura di sfidare l’omertà, perché avrete sempre qualcuno che vi aiuterà.

Fate come me, che oggi sono viva e libera, anche se distrutta da tutto il male che mi hanno fatto. Ma nello stesso tempo sono felice di avercela fatta a dire basta a tutto ciò che mi stava accadendo.

Vi faccio tanti auguri, a tutte voi. DONNE, INSIEME POSSIAMO FARCELA

Un abbraccio a tutte e tutti

Anna Maria Scarfò 8/3/2012

[testo ripreso da http://www.zeroviolenzadonne.it/index.php?option=com_content&view=article&type=news&id=18208]

martedì 21 febbraio 2012

SOGNATORI DI CALABRIA

 

 

Nel nostro contesto locale, non si può avere una libera iniziativa che subito arriva qualcuno che impedisce che l'iniziativa sia realizzata; è tipico nel nostro luogo, nessuno è libero.”

Questa dichiarazione, riportata nel libro “COLPITO -La vera storia di Tiberio Bentivoglio” è contenuta in un verbale di interrogatorio raccolto nel corso delle indagini sull'attentato subito da Tiberio e descrive in maniera terribile, impietosa e drammaticamente vera qual è l'atmosfera che si respira in questa terra tanto bella quanto disgraziata.

Assistiamo ormai quotidianamente a inchieste giudiziarie che sfociano in operazioni che vedono andare in carcere persone insospettabili, impegnate in settori della vita cittadina che, in situazioni normali, dovrebbero restare lontani mille anni luce dalle infiltrazioni della 'ndrangheta che invece -come dichiarato dal procuratore Pignatone- è un fenomeno estesosi oramai a macchia di leopardo.

Ma davanti a questa situazione, per quanto difficile, non possiamo e non dobbiamo rimanere inermi.

Torna in mente una battuta che ripete spesso un imitatore dell'on. Bersani: “Oh, ragazzi, mica siam qui a smacchiare i giaguari!

Beh, che siano giaguari o leopardi, poco importa. Dobbiamo togliere queste macchie o almeno provarci. Il problema è: come farlo?

Diceva Giovanni Falcone che il fenomeno mafia, in quanto fenomeno umano, così com'è iniziato, è destinato ad avere una fine.

Ma non dobbiamo aspettare che la mafia finisca per morte naturale. Dobbiamo accelerare questo processo, dobbiamo smacchiare questa belva selvaggia.

Per quanto assurdo possa sembrare, possiamo farlo solo in un modo: utilizzando il loro esempio!

La mafia, le mafie, sono state capaci di modificare le loro strategie, i loro obiettivi, il loro aspetto.

La vecchia 'ndrangheta “rurale” è riuscita a diventare oggi la prima potenza economica italiana, una tra le prime in Europa e nel mondo.

Lo ha fatto in poco più di quarant'anni. Una mutazione genetica che ha del prodigioso.

Il virus mafioso è riuscito a inocularsi prodigiosamente in tutti i tessuti del nostro apparato statale, a partire dall'ultimo dei cittadini, fin quasi a lambire le più alte cariche istituzionali.

Lo ha potuto fare perché è stato accompagnato da comportamenti di una parte della cosiddetta 'società civile', che han fatto sì che il trucco attraverso cui questo “prodigio” si è generato, rimanesse nascosto, invisibile agli occhi della gente.

E' un virus che ha saputo resistere a tutti gli anticorpi, a tutti i farmaci che i medici hanno messo in campo per contrastarlo. E, cosa ancor più grave, questo sforzo non ha impedito al virus di infettare anche i medici che provavano -o almeno dicevano di provare- a curarlo.

Ecco, lo stesso meccanismo utilizzato dai mafiosi, deve scattare nelle nostre coscienze, nel nostro cervello! E in quello dei “medici” che devono curarlo!

Se vogliamo “smacchiare il giaguaro”, se vogliamo davvero accelerare questo mutamento genetico nella bestia mafiosa, tutti dobbiamo prima mutare geneticamente il nostro modo di pensare, il nostro modo d'agire. Tutti!

Lo possono fare i cittadini e i primi timidi passi in questa direzione si vedono. Tiberio Bentivoglio ne è un esempio.

Dice Tiberio: “Fino a quando la gente continuerà a farsi i fatti propri, verrà rispettata e sostenuta dai mafiosi, perché complice. La gente invece dovrebbe diventare loro nemica, dovrebbe essere pronta a tradirli, collaborando con gli inquirenti, solo così saranno loro a sentirsi braccati e indesiderati.

Lo ha fatto, di recente, un gioielliere di Rosarno, Giuseppe Gelanzè che in una sua testimonianza durante il processo alla cosca Pesce che si celebra a Palmi, dopo un'iniziale esitazione ha ammesso: ''E' vero, pagavo il pizzo. A Rosarno lo pagano tutti, ma nessuno denuncia perché siamo terrorizzati''

Lo possono fare quelli che prima abbiamo definito “medici”, cioè i nostri legislatori, i nostri politici.

Anche se accetto la volontà degli altri, continuo a credere che da questa terra non siamo noi a dover andar via, dovrebbero essere i mafiosi! Ma questo potrà accadere solo per volontà dello Stato”.

A condividere lo stesso destino, a essere abbandonati alle loro paure, sono sia i commercianti, la gente comune come Bentivoglio, Gelanzè e altri che hanno avuto il coraggio di far sentire la loro voce libera, sia chi ha cercato di passare il guado, come Luigi Bonaventura, collaboratore di giustizia, che nei mesi scorsi è scampato ad un attentato nella città dove viveva (o meglio avrebbe dovuto vivere) sotto copertura ed ora ha chiesto di abbandonare il programma di protezione continuando a collaborare.

Ma lo Stato, pur avendo un buon vaccino, costituito da una legislazione in materia di antimafia senza pari in ambito europeo se non addirittura mondiale, spesso soffre di terribili “amnesie” che portano alle situazioni paradossali drammaticamente descritte nel libro che ripercorre la vicenda di Tiberio Bentivoglio. Situazioni che, purtroppo, si ripetono con preoccupante regolarità.

Basterebbe che accanto agli arresti, alle confische, ai processi che sono gli strumenti con i quali si aggredisce il virus mafioso, si facessero funzionare meglio quelli che potremmo definire i “farmaci ricostituenti”.

Sono i “farmaci” che consentano lo snellimento delle procedure burocratiche per l'ottenimento di risarcimenti e/o benefici già previsti dalle Leggi vigenti; i “farmaci” che consentano un più rapido riconoscimento dei danni in sede di procedimento penale.

Sono medicine necessarie a ricostituire la personalità di soggetti che molto spesso sono arrivati quasi ad annientarsi, per l'effetto combinato del virus e dell'applicazione sbagliata delle medicine che avrebbero dovuto curarlo.

Sono medicine necessarie a rivitalizzare cittadini sofferenti, a restituire loro lo status di uomini liberi.

Gelanzè, dopo aver ripercorso la sua storia, che ha molto in comune con quella di Tiberio Bentivoglio, resosi forse conto dell'importanza delle sue dichiarazioni e del fatto che la sua incolumità da quel momento potrebbe essere a rischio, ha concluso: ''Adesso la mia vita non vale più niente, meno male che non ho figli''.

A questa amara e al tempo stesso consolante considerazione di Gelanzè, la presidente del tribunale ha prontamente replicato: ''La sua vita vale, eccome!''

Ed è vero, mai frase fu più giusta. Niente vale di più della vita di un uomo libero.

Gelanzè, come Bentivoglio, è un uomo che forse sì, non si è liberato dalla paura (che d'altra parte è un sentimento pienamente umano), ma si è liberato da un modo di pensare che lo aveva rinchiuso in una gabbia che stava diventando sempre più stretta e dalla quale ha fatto in tempo ad uscire.

Dice ancora Bentivoglio: “La libertà è il dono più grande e dobbiamo usarlo per liberare chi libero non è”.

E noi, insieme a Tiberio, a Giuseppe e agli altri che ci hanno dato l'esempio, da uomini liberi gridiamo, facciamo da eco alle loro grida, affinché anche a Scilla tutti coloro che vivono continuando a subire, a farsi i fatti propri e a non denunciare, rendendosi complici dei loro aguzzini, rialzino la testa e dicano a costoro forte e chiaro: “Io voglio essere libero!”

Noi, uomini liberi, sogniamo che questa mutazione genetica possa avvenire, siamo come i SOGNATORI DI CALABRIA descritti da Francesca Greco (giovane poetessa di Crotone) all’inizio del video che avete visto sopra.

“Che la Calabria riparta dai suoi sognatori,
anima brillante di una terra in affanno.”

Sì, siamo sognatori e ci piace esserlo, perché i sognatori hanno cambiato il mondo! Per questo sogniamo di cambiare la Calabria!

Nel perseguire con ostinazione il nostro sogno, l’unica paura quella espressa da Martin Luther King: «Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti»

L'esempio di Tiberio –e degli altri che hanno fatto e stanno compiendo il suo stesso percorso- ci serve a rompere il silenzio, per continuare a coltivare questo sogno, questa speranza.

La stessa coraggiosa speranza espressa da Rita Atria -giovane testimone di giustizia di Partanna- che prima di suicidarsi, dopo che Paolo Borsellino -l'unico uomo di cui si fidava- era stato assassinato, scrisse nel suo diario:

“Forse un mondo onesto non esisterà mai ma chi ci impedisce di sognare? Forse, se ognuno di noi prova a cambiare. Forse, ce la faremo”.

domenica 12 febbraio 2012

COLPITO: LA VERA STORIA DI TIBERIO BENTIVOGLIO.

 

Si terrà Lunedì 20 Febbraio alle ore 17:00 presso la Casa della Carità di Scilla la presentazione del libro "Colpito, la vera storia di Tiberio Bentivoglio". 
Parteciperanno l'autrice, Daniela Pellicanò, Domenico Nasone, referente regionale di Libera ,e Tiberio Bentivoglio, imprenditore reggino vittima del racket che ha denunciato i suoi estorsori dando vita al movimento "ReggioLiberaReggio".
Libera Scilla invita tutta la cittadinanza a partecipare.


sabato 4 febbraio 2012

REGOLIAMOCI.

Si è svolto questa mattina nell'aula magna della scuola media di Scilla il primo incontro con i ragazzi nell'ambito del concorso "Regoliamoci". Indetto da Libera in collaborazione col Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, il concorso coinvolge gli studenti invitandoli ad una riflessione sul tema generale del bene comune; per partecipare, i ragazzi dovranno presentare un progetto di cartellonistica per il paese, evidenziando l'importanza del rispetto del "bene comune", fondamentale per una convivenza civile.
Durante la prima parte della mattinata è stato proiettato il film francese "I ragazzi del coro": ambientato in un istituto di rieducazione per bambini, il film vede contrapposte la figura di un severo direttore e quella di un comprensivo ma acuto sorvegliante/musicista il quale, tramite la musica e la formazione di un coro, stimola i bambini mettendo in luce aspetti fondamentali quali il rispetto e il valore delle regole.
Nella seconda parte dell'incontro, dopo aver commentato il film, i ragazzi hanno appreso gli scopi e le finalità del concorso e sono stati invitati a procedere nel primo passo per la realizzazione del progetto: un reportage fotografico che segnali i luoghi del nostro paese che secondo loro meritano più attenzione e rispetto.
A sabato prossimo per la seconda parte del progetto!