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martedì 21 febbraio 2012

SOGNATORI DI CALABRIA

 

 

Nel nostro contesto locale, non si può avere una libera iniziativa che subito arriva qualcuno che impedisce che l'iniziativa sia realizzata; è tipico nel nostro luogo, nessuno è libero.”

Questa dichiarazione, riportata nel libro “COLPITO -La vera storia di Tiberio Bentivoglio” è contenuta in un verbale di interrogatorio raccolto nel corso delle indagini sull'attentato subito da Tiberio e descrive in maniera terribile, impietosa e drammaticamente vera qual è l'atmosfera che si respira in questa terra tanto bella quanto disgraziata.

Assistiamo ormai quotidianamente a inchieste giudiziarie che sfociano in operazioni che vedono andare in carcere persone insospettabili, impegnate in settori della vita cittadina che, in situazioni normali, dovrebbero restare lontani mille anni luce dalle infiltrazioni della 'ndrangheta che invece -come dichiarato dal procuratore Pignatone- è un fenomeno estesosi oramai a macchia di leopardo.

Ma davanti a questa situazione, per quanto difficile, non possiamo e non dobbiamo rimanere inermi.

Torna in mente una battuta che ripete spesso un imitatore dell'on. Bersani: “Oh, ragazzi, mica siam qui a smacchiare i giaguari!

Beh, che siano giaguari o leopardi, poco importa. Dobbiamo togliere queste macchie o almeno provarci. Il problema è: come farlo?

Diceva Giovanni Falcone che il fenomeno mafia, in quanto fenomeno umano, così com'è iniziato, è destinato ad avere una fine.

Ma non dobbiamo aspettare che la mafia finisca per morte naturale. Dobbiamo accelerare questo processo, dobbiamo smacchiare questa belva selvaggia.

Per quanto assurdo possa sembrare, possiamo farlo solo in un modo: utilizzando il loro esempio!

La mafia, le mafie, sono state capaci di modificare le loro strategie, i loro obiettivi, il loro aspetto.

La vecchia 'ndrangheta “rurale” è riuscita a diventare oggi la prima potenza economica italiana, una tra le prime in Europa e nel mondo.

Lo ha fatto in poco più di quarant'anni. Una mutazione genetica che ha del prodigioso.

Il virus mafioso è riuscito a inocularsi prodigiosamente in tutti i tessuti del nostro apparato statale, a partire dall'ultimo dei cittadini, fin quasi a lambire le più alte cariche istituzionali.

Lo ha potuto fare perché è stato accompagnato da comportamenti di una parte della cosiddetta 'società civile', che han fatto sì che il trucco attraverso cui questo “prodigio” si è generato, rimanesse nascosto, invisibile agli occhi della gente.

E' un virus che ha saputo resistere a tutti gli anticorpi, a tutti i farmaci che i medici hanno messo in campo per contrastarlo. E, cosa ancor più grave, questo sforzo non ha impedito al virus di infettare anche i medici che provavano -o almeno dicevano di provare- a curarlo.

Ecco, lo stesso meccanismo utilizzato dai mafiosi, deve scattare nelle nostre coscienze, nel nostro cervello! E in quello dei “medici” che devono curarlo!

Se vogliamo “smacchiare il giaguaro”, se vogliamo davvero accelerare questo mutamento genetico nella bestia mafiosa, tutti dobbiamo prima mutare geneticamente il nostro modo di pensare, il nostro modo d'agire. Tutti!

Lo possono fare i cittadini e i primi timidi passi in questa direzione si vedono. Tiberio Bentivoglio ne è un esempio.

Dice Tiberio: “Fino a quando la gente continuerà a farsi i fatti propri, verrà rispettata e sostenuta dai mafiosi, perché complice. La gente invece dovrebbe diventare loro nemica, dovrebbe essere pronta a tradirli, collaborando con gli inquirenti, solo così saranno loro a sentirsi braccati e indesiderati.

Lo ha fatto, di recente, un gioielliere di Rosarno, Giuseppe Gelanzè che in una sua testimonianza durante il processo alla cosca Pesce che si celebra a Palmi, dopo un'iniziale esitazione ha ammesso: ''E' vero, pagavo il pizzo. A Rosarno lo pagano tutti, ma nessuno denuncia perché siamo terrorizzati''

Lo possono fare quelli che prima abbiamo definito “medici”, cioè i nostri legislatori, i nostri politici.

Anche se accetto la volontà degli altri, continuo a credere che da questa terra non siamo noi a dover andar via, dovrebbero essere i mafiosi! Ma questo potrà accadere solo per volontà dello Stato”.

A condividere lo stesso destino, a essere abbandonati alle loro paure, sono sia i commercianti, la gente comune come Bentivoglio, Gelanzè e altri che hanno avuto il coraggio di far sentire la loro voce libera, sia chi ha cercato di passare il guado, come Luigi Bonaventura, collaboratore di giustizia, che nei mesi scorsi è scampato ad un attentato nella città dove viveva (o meglio avrebbe dovuto vivere) sotto copertura ed ora ha chiesto di abbandonare il programma di protezione continuando a collaborare.

Ma lo Stato, pur avendo un buon vaccino, costituito da una legislazione in materia di antimafia senza pari in ambito europeo se non addirittura mondiale, spesso soffre di terribili “amnesie” che portano alle situazioni paradossali drammaticamente descritte nel libro che ripercorre la vicenda di Tiberio Bentivoglio. Situazioni che, purtroppo, si ripetono con preoccupante regolarità.

Basterebbe che accanto agli arresti, alle confische, ai processi che sono gli strumenti con i quali si aggredisce il virus mafioso, si facessero funzionare meglio quelli che potremmo definire i “farmaci ricostituenti”.

Sono i “farmaci” che consentano lo snellimento delle procedure burocratiche per l'ottenimento di risarcimenti e/o benefici già previsti dalle Leggi vigenti; i “farmaci” che consentano un più rapido riconoscimento dei danni in sede di procedimento penale.

Sono medicine necessarie a ricostituire la personalità di soggetti che molto spesso sono arrivati quasi ad annientarsi, per l'effetto combinato del virus e dell'applicazione sbagliata delle medicine che avrebbero dovuto curarlo.

Sono medicine necessarie a rivitalizzare cittadini sofferenti, a restituire loro lo status di uomini liberi.

Gelanzè, dopo aver ripercorso la sua storia, che ha molto in comune con quella di Tiberio Bentivoglio, resosi forse conto dell'importanza delle sue dichiarazioni e del fatto che la sua incolumità da quel momento potrebbe essere a rischio, ha concluso: ''Adesso la mia vita non vale più niente, meno male che non ho figli''.

A questa amara e al tempo stesso consolante considerazione di Gelanzè, la presidente del tribunale ha prontamente replicato: ''La sua vita vale, eccome!''

Ed è vero, mai frase fu più giusta. Niente vale di più della vita di un uomo libero.

Gelanzè, come Bentivoglio, è un uomo che forse sì, non si è liberato dalla paura (che d'altra parte è un sentimento pienamente umano), ma si è liberato da un modo di pensare che lo aveva rinchiuso in una gabbia che stava diventando sempre più stretta e dalla quale ha fatto in tempo ad uscire.

Dice ancora Bentivoglio: “La libertà è il dono più grande e dobbiamo usarlo per liberare chi libero non è”.

E noi, insieme a Tiberio, a Giuseppe e agli altri che ci hanno dato l'esempio, da uomini liberi gridiamo, facciamo da eco alle loro grida, affinché anche a Scilla tutti coloro che vivono continuando a subire, a farsi i fatti propri e a non denunciare, rendendosi complici dei loro aguzzini, rialzino la testa e dicano a costoro forte e chiaro: “Io voglio essere libero!”

Noi, uomini liberi, sogniamo che questa mutazione genetica possa avvenire, siamo come i SOGNATORI DI CALABRIA descritti da Francesca Greco (giovane poetessa di Crotone) all’inizio del video che avete visto sopra.

“Che la Calabria riparta dai suoi sognatori,
anima brillante di una terra in affanno.”

Sì, siamo sognatori e ci piace esserlo, perché i sognatori hanno cambiato il mondo! Per questo sogniamo di cambiare la Calabria!

Nel perseguire con ostinazione il nostro sogno, l’unica paura quella espressa da Martin Luther King: «Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti»

L'esempio di Tiberio –e degli altri che hanno fatto e stanno compiendo il suo stesso percorso- ci serve a rompere il silenzio, per continuare a coltivare questo sogno, questa speranza.

La stessa coraggiosa speranza espressa da Rita Atria -giovane testimone di giustizia di Partanna- che prima di suicidarsi, dopo che Paolo Borsellino -l'unico uomo di cui si fidava- era stato assassinato, scrisse nel suo diario:

“Forse un mondo onesto non esisterà mai ma chi ci impedisce di sognare? Forse, se ognuno di noi prova a cambiare. Forse, ce la faremo”.

domenica 12 febbraio 2012

COLPITO: LA VERA STORIA DI TIBERIO BENTIVOGLIO.

 

Si terrà Lunedì 20 Febbraio alle ore 17:00 presso la Casa della Carità di Scilla la presentazione del libro "Colpito, la vera storia di Tiberio Bentivoglio". 
Parteciperanno l'autrice, Daniela Pellicanò, Domenico Nasone, referente regionale di Libera ,e Tiberio Bentivoglio, imprenditore reggino vittima del racket che ha denunciato i suoi estorsori dando vita al movimento "ReggioLiberaReggio".
Libera Scilla invita tutta la cittadinanza a partecipare.


sabato 4 febbraio 2012

REGOLIAMOCI.

Si è svolto questa mattina nell'aula magna della scuola media di Scilla il primo incontro con i ragazzi nell'ambito del concorso "Regoliamoci". Indetto da Libera in collaborazione col Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, il concorso coinvolge gli studenti invitandoli ad una riflessione sul tema generale del bene comune; per partecipare, i ragazzi dovranno presentare un progetto di cartellonistica per il paese, evidenziando l'importanza del rispetto del "bene comune", fondamentale per una convivenza civile.
Durante la prima parte della mattinata è stato proiettato il film francese "I ragazzi del coro": ambientato in un istituto di rieducazione per bambini, il film vede contrapposte la figura di un severo direttore e quella di un comprensivo ma acuto sorvegliante/musicista il quale, tramite la musica e la formazione di un coro, stimola i bambini mettendo in luce aspetti fondamentali quali il rispetto e il valore delle regole.
Nella seconda parte dell'incontro, dopo aver commentato il film, i ragazzi hanno appreso gli scopi e le finalità del concorso e sono stati invitati a procedere nel primo passo per la realizzazione del progetto: un reportage fotografico che segnali i luoghi del nostro paese che secondo loro meritano più attenzione e rispetto.
A sabato prossimo per la seconda parte del progetto!